Circolo della Decrescita Felice di Torino
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Aumento orario di lavoro UE

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Messaggio  Daniele De Luca Gio 12 Giu 2008 - 13:09

Si sa che, così come vi sono innumerevoli esempi, nel regno animale, di evoluzione di parti del corpo in modo funzionale (ad esempio l’ala, l’occhio, ecc.), ve ne sono altrettanti di evoluzione in senso afunzionale, cioè “inutile” o addirittura potenzialmente dannoso (le piume gigantesce degli uccelli del paradiso, che durante la stagione degli amori rendono spesso il maschio incapace di volare). Più o meno tutti sanno anche che ciò è dovuto ad una selezione interna alla specie, senza alcun riguardo all’ambiente, quando vi sono abbondanza di risorse e carenza di predatori. Oskar Heinroth, maestro di Konrad Lorenz, soleva dire: «Accanto alle ali dell’argo, il ritmo lavorativo dell’uomo civilizzato occidentale è il prodotto più stupido della selezione intra-specifica.»
Avranno forse pensato a questo i ministri del welfare dell’UE nel varare una proposta di legge che alza il limite dell’orario di lavoro settimanale da 48 a 60-65 ore? Ci sembra un’ottima idea: in un momento di crisi come questo la risposta giusta è spremere gli schiavi fino all’ultima goccia, sperando di restare a galla. Auguri.
Prima che ci saltino i nervi, torniamo agli uccelli. Il famoso uccello giardiniere della Nuova Guinea costruisce, da perfetto ingegnere, una cattedrale di ramoscelli e oggetti preziosi per la sua femmina. Intendiamoci, non vogliamo essere scambiati per utilitaristi. La cattedrale dell’uccello giardiniere, pur essendo afunzionale, è straordinariamente bella. L’animale, d’altra parte, non sente il bisogno di fingere che questa costruzione sia utile. Invece i ministri UE ci dicono che aumentare l’orario di lavoro è utile per restare al passo coi ritmi di produzione degli altri paesi.
Come gli iceberg, queste affermazioni hanno sempre una parte sommersa. Che in questo caso è: attraverso le banche riusciremo a farvi lavorare per noi per un tempo sempre maggiore. Più o meno lo stesso di una corvèe.
Nella Londra del XIX secolo chi sfruttava gli operai era propriamente il padrone d’industria, figura altrettanto distante dal lavoratore quanto il feudatario medievale, ma molto più esigente. Oggi il padrone d’industria svolge solo una parte minima del lavoro, il resto lo fanno le banche. Esse hanno infatti compreso che, se i prestiti si fanno al lavoratore stesso, col mutuo o magari con la cessione diretta di un quinto del suo stipendio (CQS), si può sfruttare il lavoro degli altri in modo molto più capillare.
Dunque il «ritmo di lavoro dell’uomo civilizzato occidentale» è tutt’altro che stupido, almeno per coloro che ne ricavano soldi. O magari, in fondo in fondo, sono proprio loro i più stupidi?

Daniele De Luca

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